Come molti di voi sanno, sono tornata da poco da un viaggio in India davvero profondo. Amo quella terra, amo la sua gente e quel modo di vivere così spirituale. Ho deciso di partire da sola, per accrescere la mia consapevolezza e apprendere nuovi ed importanti insegnamenti da poter a mia volta trasmettere durante i corsi e le sessioni di life coaching. Durante quei giorni, ho preso nota delle situazioni più particolari che mi sono capitate. Viaggiare da sola è davvero una cosa che amo, mi permette di concentrarmi su me stessa, sui miei desideri e sui miei obiettivi. Scrivere, per me, è stato un po’ come tornare in contatto con il mio essere interiore. Ieri ho scritto con me e oggi lo condivido con voi, che siete la mia famiglia!

Diario di viaggio in India – parte 1

Oggi è il mio primo giorno. Arrivo all’aeroporto di Taj Mahal e non trovo l’autista: cominciamo bene, mi dico! Ed ecco che vengo subito smentita. Appena uscita, sono stata circondata da molti altri autisti. Con gentilezza e cortesia, mi aiutano e dopo qualche minuto, il mio autista si presenta davanti a me, scusandosi per il ritardo.

Arrivo in albergo, il tempo di una rinfrescata e sono pronta a partire per la volta della splendida città. 

Ho appuntamento con la guida Raji, un simpatico ragazzo che incontro grazie al suggerimento di mio cugino. Ho voglia di vedere posti nuovi, posti che le persone non chiedono di visitare di solito. Gli chiedo di portarmi a visitare la vera Dehli.

Partiamo alla volta della vecchia Dehli, dove trovo il mercato delle spezie, uno dei più grandi che abbia mai visto. Ben 2 km di negozi che emanavano tantissimi profumi diversi!

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Durante la nostra passeggiata incontriamo un santone, discepolo di Shiva. Raji mi spiega che queste persone vivono nei conventi, nei boschi, sono anime libere. Loro vivono meditando.

La seconda tappa era la moschea più grande dell’India, di nome Yama, che significa venerdì. I pellegrini si riuniscono per ringraziare e pregare proprio nel fine settimana. Prima di arrivare, facciamo una piccola visita ad un Arco della Memoria, costruito per ricordare i morti a causa della guerra. Ogni pietra di questo arco porta il nome di un combattente.

Eccoci a Yama.

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Raji mi mostra subito la piscina, simbolo chiave della moschea. Le piscine, caratterizzate da acqua stagnante, vengono usate per pregare e benedire. E anche se non è delle migliori, la loro acqua viene anche bevuta. Mentre pensavo a quanto potesse essere forte la fede in quel momento, vengo sommersa da petali di rose. Chiedo subito a Raji cosa stia succedendo e lui, sorridendo, mi spiega che è arrivato uno dei tanti principi che vivono in India. I petali di rose sono il loro saluto per la gente.

L’ultima tappa è la tomba di Gandhi, un uomo che, come tanti, è stato osannato solo dopo essere passato a miglior vita. Perché le cose belle si apprezzano solo quando si sono perse? Non dovremmo imparare a viverle quando ne abbiamo la possibilità? Immersa nei miei pensieri, torno in albergo, stanca ma felice come una bambina in un parco divertimenti. In questo momento, la connessione con la mia bambina interiore è davvero profonda!

Giorno 02.02.2017

Oggi si parte alla volta del Palazzo del Presidente, che ricorda vagamente il Colosseo. Durante il tragitto, passiamo davanti ad una banca e chiedo a Raji come mai ci sia una fila interminabile di persone. Mi spiega che in India è problematico il rapporto con le banche, perché l’importo massimo che ti permettono di prelevare è di 50 $. Quanto tempo impiegato per soli 50 $. Ahh, il tempo. Se solo ce ne fosse di più.

Raji mi porta a visitare un tempio indù davvero stupendo, dove però non si possono fare foto. La mia attenzione viene catturata da un clochard che dorme sul marciapiede, su un cuscino a forma di cuore. Il cuore è uno dei simboli a me più cari, lo vedo spesso e volentieri. È una conferma che il mio viaggio è proprio quello giusto, mi fa comprendere che sono esattamente dove dovrei essere.

Ora è la volta del tempio Sikh, una comunica religiosa e politico-militare dell’India. Ci fermiamo per meditare qualche minuto. Nel frattempo, Raji mi racconta che in questo tempio cucinano per 20.000 Sikh! Visitiamo la cucina ed è tutto così pulito e ordinato. Volere è potere e questa è un’altra conferma! Fuori dal tempio c’è un pozzo per l’acqua e scopro che è un simbolo per esprimere i propri desideri, mentre fai il giro.

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Entriamo nella tomba di Humayu’s, un uomo ricco che ha avuto la fortuna di possedere una tomba privata, circondato dalla tomba del suo barbiere e dal suo fidato tuttofare, due figure fondamentali nella vita degli indiani più agiati. La tomba è stata costruita ispirandosi al Taj Mahal ad Agra.

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Il marmo ed il granito sono stati trasportati da elefanti che hanno fatto un viaggio di 180 km. Il giardino fuori è suddiviso in quattro lati, esattamente come gli indiani immaginano il paradiso. Penso e rifletto. Questo continuo scoprire cose nuove mi fa emozionare e mi arricchisce davvero tanto.

Proseguiamo il nostro viaggio verso la torre di Qutab Minar, protetta dall’Unesco dal 1983.

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Mentre faccio un video per la mia famiglia, vengo fermata da una guardia. Cos’ho combinato, mi chiedo? Si avvicina e mi chiede se voglio essere fotografata. Non ci credo! Mi sono fatta una sana risata e ho posato per qualche foto. Che meraviglia!

La sera sono stata invitata a cena a casa di Raji, a Dehli. Conosco la moglie e le faccio molti complimenti per la casa, per la cucina e per il loro tempio. Vedere questo tempio nell’armadio di cucina, mi ha affascinata; il tempio è molto per ogni famiglia indiana ed è presente in tutti i negozi e gli uffici. La moglie è molto timida e nel vedermi interessata e curiosa nello scoprire cosa stava cucinando, mi ha insegnato qualche ricetta, come quella del Chai, una bevanda squisita. Basta far bollire acqua e unire the, latte, zenzero, cardamomo, pepe nero e zucchero.

Percepisco tanto amore e tanta semplicità. È fantastico stare qui e sono fantastici loro. Grazie Rajendra, Mohini ,Manish, Manjeet, Deependra e Reena.

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Il giorno dopo parto alla volta del tempio Laxmi Swaminarayan Akshardham, a nuova Delhi. Il nuovo autista è andato a trovare la sua mamma che aveva problemi di salute, così ho deciso di andare da sola. Arrivata a destinazione, rimango stupita dalla sua bellezza. Il guru per cui è stato costruito questo tempio ha una storia molto profonda, che viene raccontata durante un film proiettato durante la visita. Dicono che sia partito da casa quando era ancora bambino, grazie alla chiamata che ha sentito dentro di sé.

Grazie India, siamo solo al terzo giorno e sono già così piena di emozioni e soddisfazione. È un’avventura unica e so di essere esattamente dove dovrei e dove vorrei.

Fine prima parte