Nel corso degli anni, quante più persone seguivano i miei percorsi per migliorare il proprio rapporto con i figli, tante più mi chiedevano suggerimenti specifici per ogni situazione. Il rapporto con i figli è un argomento molto delicato, che si differenzia molto da caso a caso, da persona a persona.
Io stessa mi sono trovata, nella mia esperienza di mamma, a dover fronteggiare molti ostacoli e rispondere a molti punti interrogativi. Nel mio caso, sono riuscita a capire come fare per superarli e ho trovato le risposte di cui avevo bisogno; in molti però si trovano qualche volta in difficoltà, e non sanno bene che strada prendere.
Ecco che allora cerco di capire il nodo centrale e sbrogliare la matassa che sembra così complessa, attraverso l’ascolto e la comprensione. Ci sono però alcuni tratti simili che caratterizzano molti rapporti con i figli; in questo articolo ve ne racconto qualcuno.
Da dove parte il legame con i nostri figli?
A che età si può parlare di creazione del legame con il piccolo? Verso i 3 anni, quando comincia a formulare dei ricordi? O magari alla nascita, quando abbiamo un primo contatto con loro?
La verità è che tutto comincia molto prima, al momento del concepimento. Quando nasce infatti il subconscio del piccolo è già formato, e ha già assorbito tutte le energie confluite nel grembo durante la gravidanza.
I pensieri nella nostra mente; l’umore che abbiamo; l’armonia che creiamo intorno a noi. Sono tutti tratti che contribuiscono a formare il carattere del bambino, e rimarranno nella memoria per sempre.
Esiste questa sorta di richiamo da parte del bambino nei confronti dei propri genitori, che saprà riconoscere anche dai piccoli dettagli; ad esempio, il neonato si tranquillizza subito quando viene lasciato in seno alla madre perché ne riconosce il battito.
Una volta ho letto una storia di un villaggio africano, dove c’è questa usanza da parte delle donne prima del concepimento; un rituale, nel quale lei si siede sotto un albero a cantare. È un canto per il suo futuro figlio: ne richiama l’attenzione, lo vuole accogliere a questo mondo. Gli sta dicendo: “Vieni, io ti sto aspettando.” La donna poi si mantiene in armonia per tutta la gravidanza e, quando arriva il neonato, nasce sempre in salute e pieno d’amore; il rapporto con i figli delle madri africane si circonda così di magia e gioia.
La crescita del bambino
Il ruolo della madre è indubbiamente molto importante nella definizione del carattere del bambino. Solo crescendo in un grembo pieno d’amore si può partire con un legame positivo e duraturo.
Ma non è solo merito della madre se il bambino instaurerà un buon rapporto con la famiglia: la madre infatti, durante la gravidanza, rispecchia quelle che sono le condizione dell’ambiente che la circonda.
Se l’amore sarà il componente principale che persiste intorno alla donna, allora esso verrà trasmesso alla creatura, tanto prima quanto dopo il parto. Ogni madre è a conoscenza di quanto amore passare al proprio bambino.
Ma così come l’amore, anche i pensieri e le paure vengono assimilate dal piccolo. Ecco perché è importante non farsi travolgere dall’aspetto emotivo delle cose, e scacciare la negatività appena essa si presenta.
Il racconto della dea dell’amore
Una storia simile l’ho trovata anche all’interno di un libro, “La dea dell’amore”. È una storia molto piacevole; parla della diversità, della crescita e della consapevolezza. Ve ne riporto solo un piccolo pezzo.
Un uomo ed una donna stanno assieme da molto tempo; hanno formato già una numerosa famiglia, con ben 4 figli. In arrivo c’era la quinta, una bambina, ma il suo legame con la famiglia sarebbe stato molto diverso dai suoi fratelli.
Una volta cresciuta infatti si attacca molto al padre, con cui si trova molto bene e con cui crea un legame molto forte. Passano molto tempo assieme, e spesso la figlia riusce ad ottenere ciò che vuole dal padre, facendo molto arrabbiare la mamma.
Quest’ultima infatti non riesce ad andare molto d’accordo con lei, e si trovano spesso a litigare. Nessuno riesce a capire quale sia il motivo, ma parlando con chi di queste cose se ne intende riescono a trovare la ragione di tutto questo.
La bambina era stata concepita in un momento poco armonioso, cioè dopo che la coppia aveva avuto una discussione. Niente di troppo grave, un litigio che si sistema dopo poco tempo; per la madre però questo ha influito tantissimo sul proprio umore e sensazioni.
Un altro elemento è stata la rinuncia di una crociera dopo la nascita della bambina, proprio perché non era possibile portare una neonata con loro in mare. Per il padre, questo non ha rappresentato un problema; per la madre invece sì, perché sentiva molto fortemente il desiderio di partire per quella crociera.
Anche questo ha contribuito a distanziare emotivamente la madre dalla figlia, anche se non era cambiato nulla nei modi né nell’affetto che quest’ultima riceveva. La neonata però ha percepito questo malessere e lo ha mantenuto durante la crescita.
Il principio comune del rapporto con i figli
Tutto queste storie e questi racconti sono accomunati da un principio comune, che consiglio a tutti di verificare quando si tratta di migliorare il proprio rapporto con i figli. Com’era il vostro stato d’animo con il vostro compagno al momento del concepimento? Dal punto di vista emotivo, come avete trascorso la gravidanza? Ci sono stati momenti di dubbio, preoccupazione o negatività?
Nei miei percorsi con genitori e figli, che riprenderanno a giugno, questo è un aspetto molto importante che analizzo sempre. Anche se si tratta di figli adolescenti, cerco sempre di partire dall’origine del legame; provate anche a voi a guardare al vostro passato per cercare le risposte alle vostre domande del presente. Sarà un ottimo punto da cui partire per i vostri futuri percorsi di avvicinamento tra genitori e figli.
Se avete bisogno di qualche suggerimento o avete qualche dubbio, non esitate a contattarmi; sono sempre disponibile ad aiutare chi ha bisogno di aiuto.
Con amore
Giovanna
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