Diario di viaggio di un tour colorato ed emozionante

È la mia quarta volta in Marocco, nel colorato mosaico di panorami, città e culture che rende magico questo Paese e trasforma ogni volta nella prima volta.

Mi aspettano tre giorni di trekking tra gli altipiani rocciosi del Jbel Saghro, circa 15 km al giorno tra paesaggi suggestivi di uno dei luoghi più selvaggi del paese, in compagnia delle partecipanti, che accolgo all’aeroporto di Marrakech. (se vuoi leggere il primo viaggio clicca qui).

Tizi n’Tichka

La nostra prima tappa è il passo Tizi n’Tichka, piccolo e affascinante villaggio nella provincia di Khénifra in cui il tempo sembra essersi fermato. Tichza sopravvive grazie ad alcuni giacimenti minerari nel sottosuolo, nei quali lavora la maggior parte degli abitanti.

Tichka significa “difficile”, e in effetti per attraversare il passo impieghiamo più di 3 ore.
Ore che però scorrono velocemente grazie alla carica di emozioni, che ci fa sentire energiche e leggere, nonostante la salita e discesa piena di curve.

Ourzazate

Sono le 15.30 quando arriviamo nella cittadina relativamente moderna di Ouarzazate.

In Marocco non esistono orari per pranzo (un aspetto fondamentale per chi compie viaggi itineranti come noi), e infatti, nonostante l’ora, riusciamo a pranzare e a riprendere le energie per la tappa successiva.

Questo sì che è uno stile di vita che mi piace!

La valle di Dades

Dopo la nostra pausa ripartiamo in direzione N’Kob.

Ci aspettano due ore di auto, per questo la sosta ad Agdz, con vista panoramica sulla valle di Dades e sullo spettacolo naturale che offre una valle di palme.

Dopo la nostra pausa ripartiamo in direzione N’Kob.

Ci aspettano due ore di auto, per questo la sosta ad Agdz, con vista panoramica sulla valle di Dades e sullo spettacolo naturale che offre una valle di palme.

Un luogo magico che cattura l’attenzione quasi in modo magnetico.

Rimirando la distesa di 1200 km costellata di palme, ci ripromettiamo di acquistare qualche dattero, al rientro.

Il Marocco offre ben 16 varietà di datteri, e capita spesso, lungo il cammino, di incrociare una donna che cammina verso casa al fianco del suo asino carico di questi deliziosi frutti dalle mille proprietà.

Viene quasi voglia di fotografarle tutte, per non dimenticare l’espressività di quegli occhi, l’eleganza di quel portamento.

Sappiamo bene che qui la gente non ama farsi immortalare, soprattutto le donne, che per pudore e convenzione sociale preferirebbero che la loro immagine non si trasformasse in un piccolo cimelio per turisti.

In Marocco, inoltre, le persone sono convinte che una foto possa rubare l’anima del suo soggetto, intrappolandola per sempre sulla carta fotografica.

N’Kob

Poco prima di raggiungere la meta ci godiamo il nostro primo, suggestivo, tramonto marocchino.
Una volta arrivate a N’kob, ci rechiamo nella Maison d’Hote Berber Nomad, una luogo magico che ho visto crescere mattone dopo mattone.

Un progetto bellissimo creato dalla guida Mohamed, e dalla sua splendida famiglia. La madre e la sorella di Mohamed ci deliziano con profumati piatti tipici, che ci vengono serviti dai suoi fratelli.

Un vero e proprio team entusiasta e allineato che ci fa sentire accolte e coccolate, come a casa. Dopo una giornata piena, andiamo a dormire lasciandoci alle spalle momenti ricchi di emozioni.

Prima, però, visitiamo N’Kob. La cittadina, arroccata a 1000 metri d’altezza, iniziano a intravedere qualche turista, non è ancora invasa dai turista, luogo ideale per visitare le kasbah, dato che è il villaggio più grande del Marocco, che ne ospita ben 45. Le kasbah (o qasba) sono le antiche dimore patriarcali che ospitavano gli amministratori berberi tra una guerra e l’altra.

Con i loro muri leggermente inclinati verso l’interno, quelle piccole feritoie nella parte superiore e le eleganti torri traforate da archi agli angoli, sono gli elementi architettonici simbolo del Marocco, significano protezioni della casa, sono come dei guardiani.

Facciamo un tour privato tra le kasbah e le oasi di palme di N’Kob, con tappa finale in un souk dove, girovagando tra la gente locale, profumi e colori, acquistiamo qualche scatola di nivea da regalare ai Nomadi.

È il momento di salire in auto e raggiungere i nomadi che ci accompagneranno per tutto il trekking.

Siamo cariche di energie e curiose di vivere appieno ogni singolo momento: le ragazze non sanno cosa le aspetta, e sono impazienti di mettere in moto gli scarponi da trekking.

Il cammino all’inizio è un po’ tortuoso, un saliscendi continuo su un terreno pietroso che arriva a farmi dubitare di riuscire a proseguire. Imparare a superare gli ostacoli fa parte del viaggio. Superati i dubbi e le paure iniziali, ci ritroviamo a superare anche salite, discese, vere e proprie scalate e persino un fiume, che attraversiamo con l’acqua, ridendo e incitandoci a vicenda. Una di quelle cose che non si dimenticano più.

Quando a un certo punto la fame chiama, ci fermiamo in una valle sperduta e silenziosa. I nomadi ci preparano il pranzo che noi mangiamo lentamente, gustando appieno il grande senso di libertà che riesce a donare quel luogo incantato.

Il cammino riprende, il paesaggio si fa sempre più irreale, spoglio, monocromatico. A un certo punto, una macchia verde compare dal nulla, rapendo lo sguardo di tutti. È un’oasi, la prima che molte di noi vedono nella loro vita

Al calar del sole, chiudiamo questo affascinante cammino in un campo nomadi, godendoci la straordinaria sensazione di dormire all’aperto a un’altitudine di 1.560 metri. Alcune di noi, infatti, decidono di sistemarsi nelle canadesi o nelle tende messe a disposizione dai nomadi; altre, invece, nonostante il freddo, preferiscono non avere ostacoli tra loro e la volta stellata che le sovrasta.

Il giorno seguente il viaggio riprende. Dopo qualche ora di cammino, facciamo sosta presso una famiglia nomade che ci offre del the. A ospitarci nella sua casa è una mamma di circa 25 anni, con 5 figli che ci accolgono curiosi. La giovane donna ci affascina e ci commuove a suon di sorrisi, gentilezze, sguardi timidi e sfuggenti. Prima di lasciarla, le regalo una crema per proteggere il suo bel viso dal sole e vento.

La guida Mohamed fa parte dell’associazione “Association Nomades Saghro pour le développement” che protegge e aiuta i nomadi.

Mohamed, si occupa di sviluppo e sostegno dei nomadi.

Si tratta di un gruppo di persone che fa di tutto per aiutare chi ha bisogno, come ad esempio un bambino nomade, con un occhio gravemente malato; hanno fatto l’impossibile, chiedendo anche al di fuori del Marocco, un modo per aiutarlo.
Lui stesso è cresciuto nelle montagne come nomade e conosce bene i bisogni di ogni famiglia.

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Anche noi, con l’organizzazione di questi viaggi, portiamo il nostro contributo realizzando di pozzi per l’acqua.

Quanto è facile aprire il rubinetto dell’acqua calda e fredda a casa nostra?

Quello dell’acqua è un tema molto importante e sono molto fiera di poter creare qualcosa di speciale con il mio gruppo di trekking.

Non lo dimenticherai

Il giorno seguente, al nostro risveglio ci attende uno spettacolo unico: le montagne argillose, di un colore rosso mattone, si stagliano contro un cielo che è di un azzurro unico.

Partiamo per il secondo giorno, il cammino semplice Proseguiamo il cammino dove passiamo in mezzo alle montagne, un vero spettacolo che sembra il gran canyon del Marocco, ci fermiamo a pranzo dove i nomadi ci cucinano un piatto di pasta con verdure, tutto sempre squisito

Nel pomeriggio riprendiamo il nostro cammino, ma non siamo soli, per un pezzo siamo scortati da un simpatico gruppo di muli.

Io e Fabrizia ci distacchiamo dal gruppi perché abbiamo il passo più svelto e io conosco già la strada. .

Prese dal percorso e dalla voglia di fotografare il paesaggio ci rendiamo conto di aver perso il gruppo; pur non sapendo come proseguire, prendiamo la cosa in maniera sportiva e diamo inizio alla nostra piccola avventura a due!

Perse in mezzo al nulla, provo ad accendere il telefono ma non c’è campo, provo chiamare Mohamed ma anche il tuo cellulare non prende.

Non vi nego che a quel punto eravamo preoccupate ma siamo riuscite lo stesso a mantenere la calma per trovare una soluzione.

Senza neanche accorgercene si era fatta sera ed il tramonto era vicino.

Ad un certo punto, squilla il telefono, è Mohamed!

Ci ha intraviste e ci spiega da lontano come scendere a valle.

Arrivate in fondo lo troviamo ad accoglierci con un meraviglioso sorriso. Abbiamo proseguito insieme a lui il percorso fino ad arrivare al campo con le tende per la notte.

Io e Federica ci siamo spaventare, inutile negarlo, ma grazie alla calma e ad una sana dose di fortuna è andato tutto bene.

Trascorriamo la notte in tenda, che dire, è tutto molto suggestivo; la natura, il silenzio, le stesse ed il fuoco sono la perfetta cornice per concludere la giornata.

La mattina seguente ci svegliamo, facciamo un’abbondante colazione e riprendiamo il nostro viaggio lasciandoci alle spalle le montagne del Saghro. Che posto magico, attraversare questa parte di Marocco è stata un’esperienza unica.

Si riparte! Sua maestà il Deserto

Ci dirigiamo finalmente verso il deserto. Per molte è la prima volta, ed è difficile spiegare cos’è il deserto, immaginarsi come sarà passarci in mezzo. Ci avviciniamo alle dune, e i dromedari sono lì ad aspettarci per proseguire il viaggio verso il campo tendato Il piccolo principe, dove passeremo 3 notti in mezzo alle dune.

Trovarsi con il naso all’insù ammirando un cielo stellato è sempre una sensazione bellissima. Farlo nel bel mezzo di un deserto è davvero indescrivibile. Soprattutto quando hai la fortuna di avvistare una stella cadente non hai nemmeno bisogno di esprimere un desiderio, perché stai già vivendo un sogno.

Questo è un viaggio che va affrontato con la consapevolezza che si dovrà uscire dalla propria comfort zone. C’è una sola regola da seguire: uscire dagli schemi,e vivere esperienze alle quale solo un viaggiatore sa apprezzare. E attraversare il deserto, dormire sotto le stelle, farsi la doccia con secchio e mestolo poco fuori dal campo, è una cosa a cui nessuna può immaginare a cosa significa, un esperienza sicuramente diversa.

Chi ha viaggiato con me lo sa: i primi sguardi, le prime sensazioni, le prime reazioni a un’avventura come questa sono conflittuali. Ad un certo punto ti lasci andare e cominci a viverla appieno, a prendere le cose così come sono, a lasciarti alle spalle abitudini e credenze e ad accogliere nuove esperienze.
Solo provando puoi scoprire cosa fa la differenza.

Solo provando puoi scoprire cosa fa la differenza.

Ogni viaggio porta una crescita, un cambiamento, un nuovo punto di vista. E quando arriva il momento di fare ritorno, porti a casa con te un bagaglio colorato e profumato ricolmo di esperienze, avventure ed emozioni che ti rimarranno per tutta la vita.

Anche questo viaggio, come ogni viaggio, ha lasciato il segno.

Al prossimo viaggio ti aspetto

Giovanna

Lasciar andare le proprie paure nel deserto