Leggi la prima parte del mio viaggio in India e poi prosegui con questo articolo!

Giorno 04.02.2017

Andiamo verso Jaipur, il viaggio è un po’ lungo e mi è venuta fame. In mezzo al nulla è difficile trovare qualcosa da mangiare! Ci fermiamo e al bordo della strada ci sono le scimmie. Vedo un venditore di banane, mi avvicino per comperarne un paio per me e l’autista fa capire che si possono comprare solo a kg. Penso che avrò banane per un bel po’ di giorni… e invece no, le banane sono solo per le scimmie. Rido e metto l’anima in pace: oggi niente banane e niente pranzo!

Lungo il tragitto, vediamo dei cammelli decorati con disegni particolari, mai visti prima.

Arriviamo al Tempio Galtage il tempio delle scimmie a Jaipur. Vedo una mucca che mi sembra doppia ma dopo pochi secondi ne esce subito un’altra di fianco. Non si sono separate dalla nascita! Saliamo sul tempio, dove è pieno di scimmie.

Ricevo la benedizione da 4 santoni.

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Il primo ci fa entrare nel suo piccolo tempio e ha una candela accesa da 500 anni e mi dona un braccialetto. È stupendo come siano legati a cerimonie piccole con grande significato. Per le donne sposate,  il braccialetto va sulla mano sinistra, mentre per quelle single va sulla mano destra. L’uomo, invece, lo indossa sempre sulla mano destra.

Salendo, entriamo in una grotta che appare un po’ affumicata, in fondo hanno il camino acceso.

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Il secondo santone mi fa la sua benedizione ed il terzo mi benedice recitando un mantra; mi fa versare acqua sul Ganesha. Questi due santoni hanno qualcosa di particolare: degli occhi meravigliosi, che rimango ad ammirare (emanano una particolare energia) e delle facce molto simpatiche.

Il cima al tempio, c’è una ragazzo molto giovane che mi riceve e mi fa la sua benedizione; mi spiega quanto sia importante essere felici e provare amore per se stessi. Meditare fa bene sia alla mente che al corpo ed ascoltare mantra rende felici. Mi emoziona sentire ciò che riusciamo a trasmetterci. Questo tempio a Jaipur è davvero molto bello.

Facciamo ritorno a Jaipur centro, visitando dove stampano le stoffe con timbri: ogni disegno è composto da più timbri e tutto viene fatto a mano. 

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Andiamo nella struttura dove lavorano le pietre, quando incontro un signore che mi chiede se parlo italiano. Comincio a chiacchierarci e mi dice che vive a Jaipur da 4 anni, che la ama follemente. È il comproprietario della gioielleria, mi dice: “entra a guardare, poi ti spiego cosa puoi visitare a Jaipur.” Mentre ammiro e scelgo quali pietre acquistare, gli confesso la mia enorme passione per la creazione dei gioielli. Gli spiego che mi piacerebbe trovare qualcuno che mi insegni a fare qualcosa che di nuovo e lui mi risponde “io conosco la persona che stai cercando”.

Mi presenta un suo collaboratore e mi dice di tornare quando voglio: questa persona mi può insegnare diverse tecniche indiane. Vederlo lavorare e imparare da lui è stato un vero sogno!

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Forse non tutti ne sono al corrente: una delle mie più grandi passioni è la meditazione durante la creazione dei gioielli. Ho ideato un corso nella giornata del 10 maggio, per trasmettere come poter creare imparando l’importanza della meditazione, dove si può conoscere e percepire cosa significa meditare, liberando la mente e creando leggerezza. Ti invito sulla pagina Facebook che ho creato appositamente per mostrarti le mie creazioni: si chiama l’Officina di Gio

Giorno 05.02.2017

La giornata inizia davvero bene, mi dico. Provo ad aprire la cassa forte in camera e non si apre, così chiamo la reception e mi mandano lo chef della cucina. Rido e come per magia mi sblocca il tutto e rimango fiduciosa mantenendo il codice che ha impostato.

Parto per Amber Fort, la residenza del Maragià, dove si può salire su elefanti decorati e coloratissimi. 

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Il palazzo è bellissimo, pieno di decorazioni e tante pareti con gli specchi. Scendo a piedi, in mezzo agli elefanti che salgono e scendono. Ho perso l’autista, pensavo fosse nel punto concordato ma non lo trovo. Non ho neanche il suo numero… Grande Giovanna! Con un po’ di fortuna, finalmente ci ritroviamo 🙂

Andiamo in visita al city palace; stanno preparando un matrimonio ed io sono così emozionata nel vedere i preparativi! Coloratissimi divani rossi, tavoli e sedie color oro, tovaglie di pizzi e tanto di carrozza e fiori. Mi immagino già la sposa sulla carrozza!

Decido di tornare dal gioielliere, per farmi insegnare un po’ di tecniche nuove per creare i MalaIl Mala, chiamato anche “rosario indiano” è formato da 108 pietre. Il numero 108 è molto importante nella tradizione indiana. Viene chiamato Mala o Japa-mala, dove Mala significa ghirlanda di fiori e Japa significa ripetizione. Si utilizza come omaggio alla divinità, per la recitazione dei mantra e le loro preghiere.

Mi insegna a fare nappine e nodini. È molto bello vedere come li fanno! Mi fa vedere come crea e poi mi fa rifare le stesse cose.

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Mi viene un po’ da ridere perché la tecnica consiste nel far girare il filo tra l’alluce del piede e l’indice della mano. Inizio a praticare, afferro le forbici per tagliare il filo e ZAC, mi taglio la pelle sporcando tutto. Menomale che ci siamo fatti una sana risata!

Queste giornate mi stanno davvero riempiendo l’anima, sono felicissima.

Giorno 06.02 2017

Ritorno alla gioielleria e quando arrivo, il ragazzo mi fa vedere un po’ di trucchetti. Più tardi, andiamo ad acquistare fili e accessori speciali indiani per le collane, con il mio maestro a Jaipur. Lui torna al lavoro e io visito la città vecchia, lasciandomi sorprendere da quel che vedo.

L’elefante per gli indiani è un animale sacro e mi spiegano che quando ha la proboscide in giù, ti sta dando il benvenuto, mentre se ha la proboscide in su è felice!

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Il traffico è molto intenso, guidano un po’ alla riscossa, suonando in continuazione. Passeggio per Jaipur vecchia, facendomi un’idea della vita delle persone e delle loro abitudini. Mucche e capre a volte accolgono le persone fuori dai graziosi negoziAdoro camminare liberamente per scoprire cosa c’è in questo pezzetto di mondo.

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Pranzo sulla terrazza di un bar caffè dove prendo finalmente un raggio di sole. Penso che il tempo mi sia mancato per questo, quindi me lo godo in tutto il suo splendore.

Finisco in una sartoria di Sarj, l’abito femminile indiano. Sono bellissimi, caratterizzati da tessuti colorati e perline luccicanti. È tutto creato per principesse e matrimoni! Il proprietario mi racconta che la moglie non porta il Sarj, indossa vestiti occidentali, mentre lo indossa per feste e matrimoni.

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Ceno al Palladio Bar, un posto stupendo gestito da una ragazza di Saint Moritz.

Giorno 07.02.2017

Oggi prima di partire da Jaipur, mi prendo un paio di ore e vado in piscina, a prendermi un po’ di sole. Mi sembra un sogno rilassarmi! Mentre aspetto l’autista, scendo al Mar Sagar Lake, per passeggiare e vedere bancarelle di ogni tipo.

Prima di partire per Puskar, passo a ritirare fili e perline nella gioielleria, salutando e sicura di tornare!

Dopo 200 metri trovo un negozio di borse stile vintage dove fanno tutto a mano. Potrei perdermi e non uscire più, ma la mia curiosità per il mondo la fuori è talmente grande che ritorno in me e proseguo nel mio cammino!

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Verso le 15 attraversiamo tutta la città, passiamo davanti all’aeroporto internazionale di Jaipur. Quando arriviamo al casello della strada, noto che hanno tutto un loro stile per mettersi in colonna: continuano a passare da una fila all’altra, creando un casino indescrivibile e perdendo un sacco di tempo. In strada fanno tutti quello che vogliono, sorpassano da destra a sinistra, il clacson è il loro gioco preferito: suonano anche al pedone che stanno per investire, per intenderci!

Dopo 3 ore arriviamo a Puskar. È già buio e vado al tempio. Mi incammino tra le vie colme di bancarelle e vengo quasi investita da una mucca, animale sacro per l’India. Provo sempre una bella emozione nell’entrare nei templi e nel vedere la devozione delle persone che portano fiori e cibo per le loro preghiere.

Arriviamo in un albergo un po’ retrò, che si affaccia sul Perls Lake. La camera ha il letto a baldacchino, bellissimo. Ceno come in convento e mi addormento con i cani che abbaiano e le campane in sottofondo.

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Giorno 08.02.2017

Alla mattina vado a passeggiare sul lago. L’autista mi ha organizzato una Pujia, la benedizione degli Indù; ripetevo le sue parole per tutta la benedizione, che ha incluso anche i fili portafortuna! È stata un’emozione bellissima e molto forte.

Alle 11 partenza per Shekawati; un viaggio di 5 ore tra le stradine di campagna. Dopo un po’, mi accorgo di essere io a far strada all’autista, grazie a Maps.me, che funziona anche offline. In viaggio scrivo, chiedo informazioni, osservo e poi ad un tratto guardo dal finestrino e vedo un camion in sorpasso, sulla mia corsia in senso contrario: aiutoooooooo!

In india, chi è ricco è veramente ricco, nei paesi vedi rifugi di ogni tipo, dalla capanna, al suk del libro “La città della gioia”, alla casa chic. Ricchi o meno, non chiedono mai scusa per i loro modi poco ortodossi.

Arriviamo a Mandawi, l’albergo è una vecchia residenza del Maragià, lascio a voi l’immaginazione. Nella parte vecchia della città, ci sono le case Aveli, che sono le vecchie case dei mercanti. Una volta era questa la famosa via della seta, mentre ora si è spostata a Bombay e Calcutta.

Incontro dei bambini che mi seguono nelle vie della città, compro loro quaderni, penne e pennarelli. Subito si scrivono il loro nome sulle mani: Buscar, April, Adil e Krishna.

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Più tardi, è la volta di un altro tempio. C’è una coppia con un bambina che non sta bene. I genitori pregano per lei, mentre il papà le faceva aria con una scopa di paglia: una scena davvero dolce. Dopo un po’, la piccola comincia a mangiare. Sento davvero un’aria magica qua intorno!

Giorno 09.02.2017

Oggi vado alla scuola pubblica, a portare quaderni e pennarelli. È bello vedere come le persone siano felici con poco. Hanno distribuito subito i quaderni ai bambini a cui mancavano, mi spiega la maestra.

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Nella città di Mondawa ci sono i canali che costeggiano le case, i tori liberi che girano nelle viuzze. La guida mi spiega che potrebbe anche succedere di dover scappare se decide di rincorrerti… effettivamente, questa mi manca!

Mi prendo del tempo per stare nel giardino del Maragià, per pensare, leggere un libro di Salvatore Brizzi e godermi la cena tipica indiana.